Sentenza storica quella
che è stata pronunciata dalla Corte Suprema di Cassazione nei giorni scorsi.
Una decisione che sconfessa completamente quanto stabilito dalla Corte di
Appello di Napoli che, di concerto con la Procura Generale, stava avviando
tutte le procedure per rendere esecutiva la demolizione di una parte di
un’abitazione procidana, la cui costruzione era stata precedentemente sanata
attraverso l’ applicazione dell’art. 9. La decisione delle toghe capitoline è
giunto in seguito al ricorso «manifestamente
meritevole di accoglimento» presentato dal noto avvocato cassazionista
ischitano Bruno Molinaro. Ecco, in estrema sintesi, le motivazioni della
sentenza «La stessa ordinanza impugnata
rileva che la ricorrente ha ottenuto una concessione edilizia in sanatoria
basata sull’applicazione della legge regionale n. 10/2004, che all’articolo 9
stabilisce che i procedimenti in sanatoria derogano alle previsioni
dell’articolo 32 legge 47/1985 (…). Non si tratta, quindi, di ipotesi di
condono riconducibile all’articolo 32 legge 326/2003 (…). Quanto poi alla
mancanza di parere paesaggistico, la giurisprudenza di questa Suprema Corte (…)
ha chiarito che il divieto di rilascio dell’autorizzazione paesaggistica in
sanatoria (…) non è applicabile alle ipotesi in cui la sanatoria è prevista
dalla normativa in tema di condono edilizio (…)». Nella serata di
venerdì 14 giugno siamo riusciti a metterci in contatto telefonico con Bruno Molinaro per meglio conoscere i
dettagli di una sentenza davvero molto rilevante, non fosse altro per il
delicato tema che essa va a disciplinare. L’avvocato Molinaro, che non nasconde
affatto la propria soddisfazione per questa storica pronuncia della Suprema
Corte, dichiara
«La
Cassazione ha ritenuto opportuno annullare la demolizione di un’opera per la
quale era stata rilasciata la concessione senza il parere paesaggistico,
rispettando la procedura semplificata, di cui all’art. 9 della legge regionale
n° 10/2004. La Corte da un lato ha annullato la demolizione poiché la
concessione era stata rilasciata ed anche perché in Campania questa è una norma
non sindacabile sotto alcun profilo, dall’altro ha bacchettato la Corte di Appello di Napoli che aveva dichiarato
che bisognava demolire quella costruzione. La Cassazione ha quindi annullato la
demolizione, ordinando di rifare il processo davanti ad un’altra sezione della
Corte di Appello di Napoli. Dalla motivazione emerge che la concessione, sia
pure rilasciata con procedura semplificata, è intangibile perché regolarizza il
bene, impedendone la demolizione». Molinaro aggiunge che sulla questione
erano già intervenute altre pronunce della sezione distaccata del Tribunale di
Napoli e che la sentenza, pronunciata dalla III sezione penale della Corte, pone
fine ad ogni ulteriore polemica. L’avvocato esprime le sue considerazioni anche
in merito alle critiche scaturite dopo la presentazione del ddl grillino «La proposta degli attivisti del Movimento 5
Stelle non è affatto un condono “mascherato”. Questa proposta di legge, così
come è stata articolata, non estingue il reato penale, né incide in alcun modo sul
reato edilizio, bensì esclusivamente sulla situazione amministrativa della
demolizione. Questa è una differenza fondamentale rispetto al condono tipico,
che prevede anche l’estinzione del reato: una volta pagata l’oblazione,
infatti, il reato decade. La legge targata M5S, invece, non fa venir meno il
reato, poiché una volta che il soggetto è stato condannato rimane tale. La
legge che abbiamo proposto alla commissione della Camera dei Deputati intende venire incontro al cittadino che,
avendo fatto ammenda dei propri errori, effettui un “ravvedimento operoso”,
presentando il progetto di un’opera che potrà essere eseguita in piena
conformità con quanto è previsto dalle vigenti normative in materia di tutela
ambientale». Francesco Castaldi
Nessun commento:
Posta un commento