venerdì 21 giugno 2013

PROCIDA, STOP ALLE RUSPE

Sentenza storica quella che è stata pronunciata dalla Corte Suprema di Cassazione nei giorni scorsi. Una decisione che sconfessa completamente quanto stabilito dalla Corte di Appello di Napoli che, di concerto con la Procura Generale, stava avviando tutte le procedure per rendere esecutiva la demolizione di una parte di un’abitazione procidana, la cui costruzione era stata precedentemente sanata attraverso l’ applicazione dell’art. 9. La decisione delle toghe capitoline è giunto in seguito al ricorso «manifestamente meritevole di accoglimento» presentato dal noto avvocato cassazionista ischitano Bruno Molinaro. Ecco, in estrema sintesi, le motivazioni della sentenza «La stessa ordinanza impugnata rileva che la ricorrente ha ottenuto una concessione edilizia in sanatoria basata sull’applicazione della legge regionale n. 10/2004, che all’articolo 9 stabilisce che i procedimenti in sanatoria derogano alle previsioni dell’articolo 32 legge 47/1985 (…). Non si tratta, quindi, di ipotesi di condono riconducibile all’articolo 32 legge 326/2003 (…). Quanto poi alla mancanza di parere paesaggistico, la giurisprudenza di questa Suprema Corte (…) ha chiarito che il divieto di rilascio dell’autorizzazione paesaggistica in sanatoria (…) non è applicabile alle ipotesi in cui la sanatoria è prevista dalla normativa in tema di condono edilizio (…)». Nella serata di venerdì 14 giugno siamo riusciti a metterci in contatto telefonico con  Bruno Molinaro per meglio conoscere i dettagli di una sentenza davvero molto rilevante, non fosse altro per il delicato tema che essa va a disciplinare. L’avvocato Molinaro, che non nasconde affatto la propria soddisfazione per questa storica pronuncia della Suprema Corte, dichiara
«La Cassazione ha ritenuto opportuno annullare la demolizione di un’opera per la quale era stata rilasciata la concessione senza il parere paesaggistico, rispettando la procedura semplificata, di cui all’art. 9 della legge regionale n° 10/2004. La Corte da un lato ha annullato la demolizione poiché la concessione era stata rilasciata ed anche perché in Campania questa è una norma non sindacabile sotto alcun profilo, dall’altro ha bacchettato  la Corte di Appello di Napoli che aveva dichiarato che bisognava demolire quella costruzione. La Cassazione ha quindi annullato la demolizione, ordinando di rifare il processo davanti ad un’altra sezione della Corte di Appello di Napoli. Dalla motivazione emerge che la concessione, sia pure rilasciata con procedura semplificata, è intangibile perché regolarizza il bene, impedendone la demolizione». Molinaro aggiunge che sulla questione erano già intervenute altre pronunce della sezione distaccata del Tribunale di Napoli e che la sentenza, pronunciata dalla III sezione penale della Corte, pone fine ad ogni ulteriore polemica. L’avvocato esprime le sue considerazioni anche in merito alle critiche scaturite dopo la presentazione del ddl grillino «La proposta degli attivisti del Movimento 5 Stelle non è affatto un condono “mascherato”. Questa proposta di legge, così come è stata articolata, non estingue il reato penale, né incide in alcun modo sul reato edilizio, bensì esclusivamente sulla situazione amministrativa della demolizione. Questa è una differenza fondamentale rispetto al condono tipico, che prevede anche l’estinzione del reato: una volta pagata l’oblazione, infatti, il reato decade. La legge targata M5S, invece, non fa venir meno il reato, poiché una volta che il soggetto è stato condannato rimane tale. La legge che abbiamo proposto alla commissione della Camera dei Deputati  intende venire incontro al cittadino che, avendo fatto ammenda dei propri errori, effettui un “ravvedimento operoso”, presentando il progetto di un’opera che potrà essere eseguita in piena conformità con quanto è previsto dalle vigenti normative in materia di tutela ambientale». Francesco Castaldi

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