«Le
doglie colgono donna Laura Gargiulo il 15 agosto 1654, mentre sta passeggiando
nel borgo di Ischia, ad una certa distanza dal signorile e fortificato palazzo
in cui abita. Così Carlo Gaetano, il suo terzo figlio, viene alla luce nella
modesta stanzetta di una donna del popolo che generosamente e prontamente
accoglie la partoriente. Quasi un segno che, quel bambino, non è destinato ad
abitare a lungo nel palazzo dei Calosirto, una delle famiglie più in vista a
facoltose di Ischia». Così l’agiografo piemontese
Gianpiero Pettiti racconta la nascita di san Giovan Giovan Giuseppe della
Croce, al secolo Carlo Gaetano
Calosirto. Un personaggio che, nonostante i secoli, continua a stupire
cattolici e non credenti per i suoi gesti e, soprattutto, per la profonda
devozione dimostrata in vita. Fin da piccolo Carlo Gaetano conobbe la severità
degli insegnamenti del padre Giuseppe e, in seguito, i rigidi precetti morali
dei padri agostiniani, ai quali la famiglia affidò la prima educazione del
ragazzo. All’età di 15 anni, forte della sua precoce ma intensa vocazione,
lasciò gli sfarzi e le agiatezze per dedicarsi completamente alla vita
monastica. Decise così di aderire all’ordine dei Francescani scalzi, fondato
dal predicatore spagnolo Pietro d'Alcántara. Si trasferì dunque presso
il convento di Santa Lucia al Monte a Napoli dove, alla veneranda età di
ottant’anni, si sarebbe spento il 5 marzo 1734. Divenuto sacerdote il 18
settembre 1677, dedicò la sua intera esistenza non soltanto alla meditazione,
ma anche ai tanti bisognosi che erano costretti a vivere in condizioni
miserabili. Sempre il Pettiti ci descrive la fervida passione che albergava nel
cuore e nella mente di Fra Giovan Giuseppe «la
preghiera (…) e la meditazione (…) non riescono ad estraniarlo dal mondo, ma
gli donano una sensibilità maggiore per scoprire, soprattutto fra le pieghe
della sua Napoli, le mille contraddizioni e le tante miserie, nelle quali egli
si muove perennemente scalzo, anche e ben al di là della sua Regola (…). Tanto
che una volta si ammala, così gravemente da temere per la sua vita; appena
guarito, eccolo nuovamente per strada, instancabile tra un malato da curare ed
un moribondo da assistere. Perché Padre Giovan Giuseppe, non aspetta che i
poveri arrivino a lui, preferisce andarseli a cercare direttamente nei tuguri e
nelle soffitte». Il sacerdote ischitano fu anche artefice della
riunificazione tra gli alcantarini italiani e quelli spagnoli, avvenuta con un
decreto pontificio datato 22 giugno 1722, dopo quasi venti anni di attriti che
minarono alla base la stabilità del Movimento Francescano. Nel frattempo la
figura di Giovan Giuseppe divenne sempre più autorevole, tanto che l’allora
arcivescovo di Napoli, cardinal Francesco Pignatelli, affidò all’umile frate
francescano circa settanta conventi partenopei. Pare che in vita il presbitero
abbia esercitato vari carismi, tra i quali il dono della profezia, quello
dell’ubiquità, la lievitazione e che abbia, inoltre, avuto visioni mariane e
del Salvatore. Il frate isolano, per le molteplici virtù esercitate in vita, fu
proclamato Beato in San Pietro il 24 maggio 1789 da Papa Pio VI. Successivamente,
il 26 maggio 1839, Gregorio XVI decise di canonizzare Giovan Giuseppe, che
assurse finalmente agli onori degli altari celesti.
FOCUS:
TORNANO SULL'ISOLA LE SPOGLIE DI SAN GIOVAN GIUSEPPE
30
settembre 2003: una data che i fedeli ischitani non
dimenticheranno facilmente. A 269 anni dalla morte del Santo patrono, tornarono
finalmente ad Ischia le spoglie di San Giovan Giuseppe della Croce. Un evento
atteso da anni e che si realizzò concretamente grazie all'interessamento del
vescovo di Ischia, il compianto Mons. Filippo Strofaldi. Le reliquie del santo,
da quel giorno, riposano nella chiesa del convento di S.Antonio nel borgo di
Ischia Ponte. Quel giorno la cerimonia, officiata nel tardo pomeriggio alla
presenza di autorità politiche e religiose, si svolse presso il piazzale
Aragonese, letteralmente gremito da un nutrito stuolo di fedeli che,
successivamente, accompagnarono Strofaldi e i resti mortali di San Giovan
Giuseppe verso la chiesa di S. Antonio.
PROCESSIONE
Benché il calendario
ecclesiastico ricordi il santo il 5 marzo, i festeggiamenti per i patrocinio si
svolgono a partire dalla prima domenica di settembre. Per ben quattro giorni le
stradine del delizioso borgo d’Ischia Ponte si animano di luci e colori, mentre
la cattedrale viene adornata a festa. Le reliquie del santo vengono portate in
processione per le strade cittadine e per mare dove l’imbarcazione che le
contiene è seguita da un corteo di pescherecci. I festeggiamenti si concludono tradizionalmente
con uno spettacolo di fuochi pirotecnici, che suggella mirabilmente i solenni
festeggiamenti in onore di San Giovan Giuseppe della Croce. (Francesco Castaldi)
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