mercoledì 4 settembre 2013

UN SANTO TRA GLI UMILI

«Le doglie colgono donna Laura Gargiulo il 15 agosto 1654, mentre sta passeggiando nel borgo di Ischia, ad una certa distanza dal signorile e fortificato palazzo in cui abita. Così Carlo Gaetano, il suo terzo figlio, viene alla luce nella modesta stanzetta di una donna del popolo che generosamente e prontamente accoglie la partoriente. Quasi un segno che, quel bambino, non è destinato ad abitare a lungo nel palazzo dei Calosirto, una delle famiglie più in vista a facoltose di Ischia». Così l’agiografo piemontese Gianpiero Pettiti racconta la nascita di san Giovan Giovan Giuseppe della Croce, al secolo Carlo Gaetano Calosirto. Un personaggio che, nonostante i secoli, continua a stupire cattolici e non credenti per i suoi gesti e, soprattutto, per la profonda devozione dimostrata in vita. Fin da piccolo Carlo Gaetano conobbe la severità degli insegnamenti del padre Giuseppe e, in seguito, i rigidi precetti morali dei padri agostiniani, ai quali la famiglia affidò la prima educazione del ragazzo. All’età di 15 anni, forte della sua precoce ma intensa vocazione, lasciò gli sfarzi e le agiatezze per dedicarsi completamente alla vita monastica. Decise così di aderire all’ordine dei Francescani scalzi, fondato dal predicatore spagnolo Pietro d'Alcántara. Si trasferì dunque presso il convento di Santa Lucia al Monte a Napoli dove, alla veneranda età di ottant’anni, si sarebbe spento il 5 marzo 1734. Divenuto sacerdote il 18 settembre 1677, dedicò la sua intera esistenza non soltanto alla meditazione, ma anche ai tanti bisognosi che erano costretti a vivere in condizioni miserabili. Sempre il Pettiti ci descrive la fervida passione che albergava nel cuore e nella mente di Fra Giovan Giuseppe «la preghiera (…) e la meditazione (…) non riescono ad estraniarlo dal mondo, ma gli donano una sensibilità maggiore per scoprire, soprattutto fra le pieghe della sua Napoli, le mille contraddizioni e le tante miserie, nelle quali egli si muove perennemente scalzo, anche e ben al di là della sua Regola (…). Tanto che una volta si ammala, così gravemente da temere per la sua vita; appena guarito, eccolo nuovamente per strada, instancabile tra un malato da curare ed un moribondo da assistere. Perché Padre Giovan Giuseppe, non aspetta che i poveri arrivino a lui, preferisce andarseli a cercare direttamente nei tuguri e nelle soffitte». Il sacerdote ischitano fu anche artefice della riunificazione tra gli alcantarini italiani e quelli spagnoli, avvenuta con un decreto pontificio datato 22 giugno 1722, dopo quasi venti anni di attriti che minarono alla base la stabilità del Movimento Francescano. Nel frattempo la figura di Giovan Giuseppe divenne sempre più autorevole, tanto che l’allora arcivescovo di Napoli, cardinal Francesco Pignatelli, affidò all’umile frate francescano circa settanta conventi partenopei. Pare che in vita il presbitero abbia esercitato vari carismi, tra i quali il dono della profezia, quello dell’ubiquità, la lievitazione e che abbia, inoltre, avuto visioni mariane e del Salvatore. Il frate isolano, per le molteplici virtù esercitate in vita, fu proclamato Beato in San Pietro il 24 maggio 1789 da Papa Pio VI. Successivamente, il 26 maggio 1839, Gregorio XVI decise di canonizzare Giovan Giuseppe, che assurse finalmente agli onori degli altari celesti.

FOCUS: TORNANO SULL'ISOLA LE SPOGLIE DI SAN GIOVAN GIUSEPPE
30 settembre 2003: una data che i fedeli ischitani non dimenticheranno facilmente. A 269 anni dalla morte del Santo patrono, tornarono finalmente ad Ischia le spoglie di San Giovan Giuseppe della Croce. Un evento atteso da anni e che si realizzò concretamente grazie all'interessamento del vescovo di Ischia, il compianto Mons. Filippo Strofaldi. Le reliquie del santo, da quel giorno, riposano nella chiesa del convento di S.Antonio nel borgo di Ischia Ponte. Quel giorno la cerimonia, officiata nel tardo pomeriggio alla presenza di autorità politiche e religiose, si svolse presso il piazzale Aragonese, letteralmente gremito da un nutrito stuolo di fedeli che, successivamente, accompagnarono Strofaldi e i resti mortali di San Giovan Giuseppe verso la chiesa di S. Antonio.

PROCESSIONE

Benché il calendario ecclesiastico ricordi il santo il 5 marzo, i festeggiamenti per i patrocinio si svolgono a partire dalla prima domenica di settembre. Per ben quattro giorni le stradine del delizioso borgo d’Ischia Ponte si animano di luci e colori, mentre la cattedrale viene adornata a festa. Le reliquie del santo vengono portate in processione per le strade cittadine e per mare dove l’imbarcazione che le contiene è seguita da un corteo di pescherecci. I festeggiamenti si concludono tradizionalmente con uno spettacolo di fuochi pirotecnici, che suggella mirabilmente i solenni festeggiamenti in onore di San Giovan Giuseppe della Croce. (Francesco Castaldi)

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